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SVUOTACARCERI o SERVIZIO TAXI?

Gennaio 27, 2012 in Appunti

Pubblico il colloquio-intervista, oggi su Il Fatto Quotidiano, sulla “Svuotacarceri”.

Inciucio sulle carceri? Pericolo per la sicurezza

Che cos’è il decreto svuota-carceri, approvato mercoledì al Senato e adesso passato alla Camera? Risponde l’avvocato e senatore Luigi Li Gotti: “È un compromesso, un inciucio da cui il diritto esce sconfitto. C’erano troppe pressioni per alleggerire le carceri, questione oggettivamente giusta, e l’alternativa era il ricatto radicale dell’indulto. Ma il decreto non è una soluzione, anzi. Ci saranno effetti pericolosi e ridicoli per la sicurezza”. Il decreto è stato votato dalla maggioranza tripartita che sostiene il governo di Mario Monti: Pdl, Pd e Terzo Polo. E Li Gotti è l’esperto dell’Italia dei valori che ha seguito l’intera evoluzione del provvedimento.

Quali sono questi effetti pericolosi e ridicoli?
Riguardano la parte del provvedimento dell’arresto in flagranza di reato. Provi a immaginare un furto in gioielleria o al supermercato. I banditi vengono inseguiti dalla polizia e poi acciuffati.

Che succede?
La polizia li accompagna direttamente a casa, come un servizio taxi normale. Assurdo, ridicolo e pericoloso per la sicurezza generale.

Arresti domiciliari.
Non solo per loro: ma anche per chi accoltella qualcuno provocando lesioni gravi oppure chi fa stalking. Senza contare gli spacciatori.

In origine il provvedimento prevedeva il transito nella celle di sicurezza, in attesa del giudizio di convalida entro 48 ore.
Ma poi il vicecapo della Polizia, Francesco Cirillo, è venuto a dirci che non c’erano sufficienti celle di sicurezza, mentre nella sua relazione era scritto il contrario: ben 1057 camere di sicurezza in tutta Italia.

Così per evitare il sovraffollemento delle carceri si danno i domiciliari.
Il problema è come gestire il fenomeno delle cosiddette porte girevoli, cioè quei ventimila e passa detenuti che vanno in carcere per tre giorni in attesa delle convalida. Un problema che pesa molto sull’organizzazione penitenziaria. Ma così è stata scelta la strada più pericolosa, il diritto ne esce sconfitto, maltrattato. La polizia si danna per acchiappare un ladro e poi lo deve riportare a casa. Ovviamente poi bisognerà predisporre la sorveglianza e sono costi in più. Che si sommano agli sprechi per i braccialetti.

Quelli elettronici.
Diamo alla Telecom undici milioni di euro all’anno per questo servizio. Su 450 ne sono in funzione solo 9. Dicono che non c’è il Gps, ma adesso abbiamo prorogato il servizio, costato sinora, per dieci anni, 110 milioni di euro.

Quali reati sono compresi nella nuova norma?
Tutti quelli di competenza del giudice monocratico che non superano i dieci anni di pena, con l’eccezione di quelli legati alla droga che possono arrivare anche a vent’anni. Dopo gli emendamenti sono stati esclusi la rapina aggravata, cioè lo scippo, e il furto in appartamento ma non in negozio.

L’altra parte del decreto è sugli ultimi 18 mesi di pena da fare ai domiciliari.
Qui ho faticato a capire a quale platea di detenuti fosse rivolta la misura.

In che senso?
Già esiste una norma generale che prevede di scontare ai domiciliari la pena residua di 24 mesi. Il detenuto fa l’istanza e il tribunale di sorveglianza decide. È un’istruttoria molto lunga.

Premesso questo.
Nel 2005 la ex Cirielli escluse i recidivi dalla norma generale. Poi l’anno scorso la legge 199, votata anche dalla Lega, li ha riammessi a questo beneficio, ma con un’estensione fino a 12 mesi, adesso innalzato a 18 mesi. In virtù di tutto questo io ho fatto una domanda al capo dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta.

Quale?
Gli ho chiesto in un’audizione se la platea individuata nel decreto fosse quella dei recidivi. Lui ha ammesso e ha risposto di sì.

Non era meglio abrogare la ex Cirielli?
Appunto. Invece si è scelto un’altra strada pericolosa: quella della norma a tempo. Questo beneficio infatti durerà due anni: dal 2012 a tutto il 2013.

Potrebbe scattare anche per tutti i processi in corso contro cricche e politici?
Se un corrotto è recidivo, senza dubbio. Ma tenga presente che oggi i detenuti per reati contro la pubblica amministrazione non arrivano a dieci. La casta che ruba non va mai in carcere.

CONCRETEZZA e CRITICA

Dicembre 18, 2011 in Appunti

Non ho condiviso le critiche di Marco Travaglio su Il fatto di ieri (17 dicembre), titolato “Severino, anzi Morbidino“.
La prima critica al Ministro, è “di avere escogitato soluzioni tra il demenziale e il tragicomico”. Nello specifico:

A) “la solita pantomima del braccialetto elettronico”. Proprio no, caro Travaglio. E’ una soluzione in molti paesi; in Italia è stato sino a quest’anno uno scandalo ( pagati a Telecom 11 milioni l’anno per 10 anni, in totale 110 milioni di euro, ultima rata dicembre 2011). Quindi non bisognerebbe parlarne? Non sarebbe una soluzione praticabile, passando da una pessima gestione dello strumento ad una normale e corretta utilizzazione (come in tanti altri paesi)?

B) La detenzione domiciliare per pene sino a 18 mesi, è misura straordinaria, con durata sino al 31.12.2013 (legge 199/2010). Ora si vorrebbe l’innalzamento a 18 mesi dai 12, attualmente previsti. La misura della detenzione domiciliare esiste dal 1986, art.47 ter dell’ordinamento penitenziario e riguarda le pene, anche residue, non superiori a 24 mesi.La differenza della norma proposta, rispetto alla legge ordinaria, è nel fatto che riguarda la popolazione carceraria, d’ufficio e con procedura molto snellita. E’ evidente, che la procedura a domanda del detenuto, introduce un rito abbastanza complesso, con istruttoria, acquisizione di relazioni, udienza di discussione. Non così con la procedura semplificata.
Da questo a definire, come detto da Travaglio, la norma proposta: “l’ennesimo indulto mascherato per aggirare la Costituzione che impone per i provvedimenti di clemenza, la maggioranza dei due terzi”, c’è ne corre di strada, ma tanta. Una cosa è cancellare la pena (indulto),  altra cosa è la detenzione domiciliare, esistente da oltre un quarto di secolo. Salvo che, nel nome della certezza della pena (cosa assolutamente condivisibile)  non voglia rivedersi l’ordinamento penitenziario.

 C) La terza critica , è quella d’aver previsto l’alleggerimento cospicuo della popolazione carceraria, attraverso la previsione di spostare l’ingresso in carcere, dopo l’udienza di convalida dell’arresto, da tenersi entro 48 ore (non prorogabili). Ciò sulla base del dato statistico reale, secondo cui, ogni anno, da 21 a 22 mila arrestati, rimangono in carcere massimo 3 giorni, essendo rimessi in libertà , all’udienza di convalida.
Si prevede, quindi, che, nelle 48 ore, l’arrestato venga trattenuto nelle caserme o commissariati. Per Travaglio: “la misura pensa di trattenere nelle camere di sicurezza delle questure, senza passare per il carcere, i 21-22 mila detenuti in custodia cautelare che attendono il processo per direttissima”. Cosa c’entra l’udienza di convalida dell’arresto con il processo per direttissima? E’ una lettura superficiale e affrettata di Travaglio.

D) Travaglio aggiunge che non ci sarebbero altre idee messe in campo. E’ una grande inesattezza (si prevede la depenalizzazione di ipotesi di reato marginalissime, la sospensione del processo agli irreperibili con sospensione del corso della prescrizione, la revisione della geografia giudiziaria con recupero di 1944 giudici di pace e 2104 unità di personale, l’applicazione dell’affidamento in prova, per reati di minima offensività, prima del processo e non, come attualmente, dopo i possibili tre gradi di giudizio).

Diverse scelte, sono quelle proposte dall’IDV con numerosi disegni di legge, sin dal 2008.

Ovviamente, discuteremo e analizzeremo tutto.

Non possiamo certamente addebitare al Ministro di non aver costruito le carceri; neanche diremo che la soluzione del sovraffollamento carcerario, si risolve con le nuove carceri. Certo: questa è la strada maestra. Ma, in attesa, quale soluzione esiste per affrontare la gravissima emergenza del superaffollamento? Oppure, rispolveriamo l’idea di Angelino Alfano, di noleggiare  qualche nave e metterci i carcerati, in crociera o in rada?

Insomma, la critica serve e stimola. La critica corrosiva, invece, serve solo a vendere copie di giornali, parlando alla pancia di molti lettori.
Noi ragioniamo, perché non abbiamo problemi di tiratura.