Archivio reintegro

La cultura vetero-capitalistica, riaffiora arrogante nel terzo millennio

Aprile 9, 2012 in Appunti

QUANDO UN CAPITALISMO CINICO CONSIDERA IL LAVORATORE UN BENE STRUMENTALE, CON POSSIBILE ROTTAMAZIONE,  SE ECONOMICAMENTE NON COMPETITIVO.

SIAMO FIGLI DI UNA CULTURA DIVERSA,  QUELLA CHE CONSIDERA LA FUNZIONE SOCIALE DEL CAPITALE E DEL LAVORO.

OGGI E’ IN GIOCO,  CON L’ART.18,  UNA CONCEZIONE CHE VIENE DA LONTANO,  ACCENNATA NELLA CARTA DEL CARNARO DEL  1920,  E TRASFUSA ESPANSIVAMENTE NEGLI ARTICOLI 36, 38, 41 e 46 DELLA COSTITUZIONE.

NOI NON TORNIAMO INDIETRO SUI DIRITTI CONQUISTATI,  CONSAPEVOLI CHE LAVORO SI CONIUGA CON CIVILTA’. 

 

Come già esaminato nel post immediatamente precedente,  la proposta modifica dell’art.18, comporterebbe la possibilità del reintegro nel posto di lavoro,  con decisione del giudice,  solo nella ipotesi di manifesta insussistenza della giusta causa o giustificato motivo  (licenziamento cosidetto economico od organizzativo).  Nella ipotesi che l’insussistenza non sia manifesta,  il giudice non può decidere,  optando tra reintegro e indennizzo,  ma dovrà,  senza altre alternative,  dichiarare risolto il rapporto di lavoro. Continua a leggere →

Ipocrisia svelata. Art.18. Tutto per un avverbio. Un premio nobel alle menti giuridiche che hanno partorito il nuovo articolo

Aprile 5, 2012 in Appunti

MONTI SVELA IL DISEGNO IPOCRITA: assicura Confindustria che il reintegro sara’ ipotesi rarissima e di improbabile applicazione. Certo, con il “manifestamente”, è così. Squallore indecente mentre alle banche si elargiscono favori, esentando le fondazioni bancarie da IMU.

Deve esserci una forma di latente sadismo in coloro che hanno scritto il nuovo art.18.  Cercherò di tradurre l’essenza,  estratta da un percorso argomentativo,  fortemente involuto e contorto. Dopo il mio tentativo di offrirvi l’essenza,  potrete giudicare il pastrocchio.

In queste settimane, siamo stati coinvolti nel contrastare la modifica con cui,  poteva licenziarsi un lavoratore, assumendo l’esistenza del motivo economico (ossia legato alle esigenze di ridimensionamento di una azienda o alla necessità di mutare alcune figure professionali, non più essenziali al ciclo produttivo).  La previsione che il giudice,  anche accertando l’insussistenza del motivo economico del licenziamento, dovesse  – senza altra alternativa –  dichiarare la nullità del licenziamento e contestualmente risolvere il rapporto di lavoro,  condannando però il datore di lavoro a risarcire il lavoratore, mandato a casa,  era una contraddizione in termini.  Nullo il licenziamento ma risolto il rapporto di lavoro.   Era troppo ovvia la considerazione della possibilità di mascherare un licenziamento, anche per motivi discriminatori, con insussistenti motivi economici. Il Governo,  ha presentato il disegno di legge,  apparentemente cedendo alle ovvie suddette considerazioni.  Ne è venuto fuori un testo perfido,  escogitato malevolmente con paradossali acrobazie giuridiche.  Non è serio, ciò che è stato fatto. Il Prof. Mario Monti, si dichiara orgoglioso della “storica riforma”. Vediamola allora,  sul punto di aspro dibattito. 

Mi limito, quindi,  alla disciplina del licenziamento economico. Continua a leggere →