Se la piovra non è solo una fortunata serie televisiva.
Luglio 26, 2013 in Appunti
Ho chiesto ad un mio amico, titolare ed esercente di una bella impresa turistica, se avesse un progetto per ampliare le dimensioni della sua attività, avendo colto una realtà materiale di possibile estensione.
Mi ha risposto, dopo un sorriso amaro, che le idee c’erano ma non gli era consentito realizzarle.
Gli ho chiesto ancora cosa e chi lo impedisse. Mi ha detto che esistono regole da rispettare e che, oltre una certa misura, sarebbe andato fuori dalle regole.
Preso dalla curiosità, ho insistito per sapere se si trattasse di un impedimento derivante dalla infernale burocrazia tipica italiana. Mi ha detto di no ed ha aggiunto che esistono regole non scritte che si devono capire o intuire: le regole di un sistema malavitoso che consente un certo livello di impresa, oltre il quale si diventa oggetto di interesse torbido e vessatorio. Insomma non bisogna interferire con altre attività d’impresa.
Mi ha spiegato che se si vuole rimanere un uomo libero e vivere in tranquillità, si devono accettare le regole, altrimenti “loro” arrivano.
Ancora più incuriosito, gli ho chiesto se “loro” si erano in qualche modo fatti vivi e come. Mi ha ancora spiegato che, apparentemente, nulla di illecito era mai accaduto ma che “loro” si erano materializzati, guardando, con qualche saluto in più, con qualche domanda leggera su come andassero le cose, con qualche incontro per strada che prima non avveniva, con qualche curiosità sui progetti. “Loro” erano gentili e manifestavano solo un interesse generico, prima inesistente.
Il mio amico, aveva capito (e mi ha spiegato) che era giunto ad un livello di allarme. E si era fermato.
Gli ho detto: ma le autorità, lo Stato? Mi ha pazientemente aggiunto che non poteva certo denunziare il fatto che gli venisse, con frequenza, offerto il caffè o che “loro” lo salutassero con insistenza per strada o gli facessero qualche domandina generica.
Aveva però capito che stava rischiando di andare oltre la regola. Era allora rientrato nel suo guscio, aveva rinunziato a qualche progetto, viveva tranquillo.
Queste sono cose di oggi. Questa è la mafia, presente sul territorio, discreta, gentile ma pronta a diventare brutalmente agghiacciante. “Loro” non hanno bisogno della ferocia. Ogni tanto lanciano un avvertimento generale, diretto ad uno ma che possono capire tutti. Così era e così è.
Basta parlare con un “sensore” di strada, uno di quelli che, per il proprio lavoro, vede e sente e che “loro” sanno che nulla ha visto e nulla ha sentito.
Insomma la mafia toglie la libertà, frena e condiziona l’economia.
La speranza, ho pensato, è nel tempo e nel cambio generazionale. Ma il mio amico mi ha avvertito: sono cambiate le generazioni, molti di “loro” sono laureati (architetti, avvocati, medici) ma la testa è rimasta quella.