Ieri sono intervenuto in Aula sul ddl anticorruzione: il mio intervento
Ottobre 17, 2012 in Appunti
Signora Presidente, onorevoli colleghi, sarebbe stato interessante poter dialogare, sia pure nelle forme della discussione generale, con i signori Ministri interessati a questo provvedimento, ma ci dobbiamo accontentare di parlare da soli di un provvedimento che più passa il tempo più peggiora.
L’unico risultato che il Ministro può portare a casa è essere riuscita a far vincere la dottrina minoritaria, eliminando dalla platea dei responsabili di concussione gli incaricati di pubblico servizio, tornando così al codice Rocco del 1930, faticosamente modificato nel 1990.
La dottrina minoritaria – e la professoressa Severino era una rappresentante della dottrina fortemente minoritaria – oggi finalmente vince contro la dottrina maggioritaria e tutta la giurisprudenza. Siamo tornati al codice Rocco del 1930.
Questo è un fatto grave che indebolisce il provvedimento contro la corruzione. Infatti, per il reato di concussione si vede ridotta la platea dei possibili responsabili eliminando gli incaricati di pubblico servizio in un momento storico che ormai da alcuni anni vede una sempre maggiore privatizzazione da parte degli enti pubblici di servizi privati, e quindi l’incarico di funzioni delicatissime assegnate a privati, che svolgono pertanto un ruolo di incaricati di pubblico servizio al posto della pubblica amministrazione, con possibilità di coartare – quello che vuole la concussione – la volontà e la libera determinazione del cittadino privato; nel momento in cui si va avanti con le privatizzazioni noi torniamo indietro, ossia torniamo al codice Rocco, che era ispirato al principio gerarchico. Nel 1930 il fatto che il reato della concussione fosse contestabile esclusivamente al pubblico ufficiale si spiegava, perché all’epoca vi era una concezione gerarchica dell’organizzazione statuale per cui soltanto il pubblico ufficiale poteva commettere la concussione, cioè essere titolare di quel metus publicae potestatis, il timore della pubblica potestà. Oggi non è così, perché ad esempio la concessionaria cui un Comune ha affidato la riscossione dei tributi locali, che ha poteri di istruzione, di iscrizione ai ruoli e anche di esazione, esercita la possibilità di interloquire con il cittadino, che può subire addirittura dei procedimenti esecutivi sui suoi beni. Non è un esercizio del metus publicae potestatis anche questo?
Figuratevi che prima della modifica del 1990, che fortunatamente introdusse tra i possibili autori del reato di concussione anche gli incaricati di pubblico servizio, la giurisprudenza era costretta a delle forzature interpretative per dilatare l’ambito di applicazione della figura del pubblico ufficiale, pur non di non lasciare impunite alcune condotte criminose che erano riconducibili alla concussione. Dopo che abbiamo ottenuto questo, a distanza di 22 anni, arriva il ministro Severino e ottiene il risultato di veder trionfare la sua dottrina minoritaria, quella che peraltro aveva ampiamente delineato in «La legislazione penale» del 1990 (a pagina 269) in un commento alla legge. Le aveva scritte queste cose, ma per 22 anni non l’ha ascoltata nessuno; ora però è arrivata al Senato della Repubblica italiana e trova ascolto, e finalmente mette il suo sigillo sulla devastazione del reato di concussione che indebolisce il contrasto alla corruzione. Questo è l’unico risultato.
Nessuno degli emendamenti presentati dai senatori è stato accolto dal ministro Severino: gli unici cambiamenti sono i suoi! Noi siamo una massa di deficienti. A tutti gli emendamenti ha detto di no; ai suoi, sì. Si dice che dobbiamo farlo per accelerare il percorso del disegno di legge. No, perché cambiando questo provvedimento con gli emendamenti del Governo, esso deve tornare alla Camera: pertanto, se vogliamo veramente accelerare il percorso, che il ministro Severino presenti un emendamento in cui sopprime tutte le parti nuove e pessime che ha inserito in questo provvedimento, si torni al testo della Camera, si ponga la fiducia, e domani il provvedimento è legge.
In questo modo abbiamo la possibilità di introdurre l’unica norma positiva di questo testo, quella cioè che prevede l’incandidabilità e la decadenza. È vero, infatti, che in questo disegno di legge si afferma che il Governo deve provvedere con decreto legislativo a prevedere l’incandidabilità e la decadenza per i condannati per delitti dolosi con pena superiore ai due anni, però il termine assegnato è di un anno. C’è tuttavia l’ordine del giorno, recepito dal Governo, con cui si impegna l’Esecutivo ad adottare questo decreto legislativo entro un mese, senonchè per legge il decreto legislativo in bozza viene trasmesso alle Camere che hanno 60 giorni di tempo per esprimere il loro parere e successivamente potrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Se, grazie agli emendamenti presentati dal ministro Severino (pessimi emendamenti, e a breve ve lo spiegherò), il provvedimento dovrà tornare alla Camera, dove non sappiamo cosa succederà, avremo perso la possibilità di introdurre l’unico provvedimento che poteva servire, cioè l’incandidabilità, perché fin quando verrà approvato alla Camera con i provvedimenti che ci saranno, considerando che occorrerà un mese, come da impegno, per emanare lo schema di decreto legislativo, poi due mesi da assegnare alle Camere per emettere il parere, avremo fatto le elezioni. Questo provvedimento arriverà dopo le elezioni. Questo è il risultato.
Si dice: ma noi abbiamo introdotto la corruzione tra privati, rispettando così la Convenzione di Strasburgo del 1999 (che è legge dello Stato dal 28 giugno scorso, grazie ad un disegno di legge dell’Italia dei Valori). Ma non è vero. Avete cambiato il titolo all’articolo 2635 del codice civile, ossia l’infedeltà degli amministratori, il reato societario. Perché l’avete chiamato corruzione privata? Cosa c’entra? È un inganno. Ditelo chiaramente: non la vogliamo fare. È inutile che cambiate il titolo all’articolo 2635, apportandovi qualche lieve modifica. Si tratta del reato societario commesso degli amministratori, dai sindaci, dagli institori, dai direttori, nei confronti della società, tanto è vero che è un reato che si verifica se vi è il nocumento della società, intesa come società di diritto privato e non come collettività. Quindi, non c’entra niente con la corruzione privata. È un reato societario.
Avete detto: ma noi abbiamo previsto il traffico di influenze illecite, così come stabiliva la Convenzione di Strasburgo. Ma guardate l’assurdo: con riguardo alla mediazione di colui che si offre per la mediazione illecita con il pubblico amministratore e che riceve un compenso, il compenso o è patrimoniale o è come se non ci fosse. Il mediatore illecito può influire illecitamente sul pubblico amministratore, ma se non v’è un compenso patrimoniale non commette reato. Noi abbiamo chiesto per quale ragione il compenso deve essere patrimoniale: il compenso può essere di qualsiasi natura, visto che si tratta di un compenso alla mediazione.
Ci può essere un compenso che non è di natura patrimoniale, come in tutta la giurisprudenza e in tutti i reati è previsto: denaro o altra utilità. E allora, se si tratta di altra utilità non vi è reato? Ma cosa significa? Se si ottiene una mediazione illecita, influendo sul pubblico amministratore per ottenere un indebito, ma il prezzo che si paga al mediatore non è in denaro o non ha un contenuto patrimoniale, anche se si verifica l’illecito amministrativo, non si commette reato. Francamente è un’assurdità.
Vi avevamo chiesto di introdurre l’autoriciclaggio. Nel gennaio 2009 abbiamo portato il provvedimento in Aula per votarlo. Il Ministro oggi ha dichiarato: non bisogna decidere sull’onda dell’emotività. Ma quale emotività? È dal 2008 che ne stiamo discutendo. Eravamo arrivati all’Aula – ripeto – a gennaio 2009 per votare il provvedimento sull’autoriciclaggio, poi si è chiesta una pausa di riflessione, che dura da circa quattro anni, e ora il Ministro dice: condivido l’autoriciclaggio, ma non ora, facciamolo dopo. Poi dice: condivido la modifica del falso in bilancio, però facciamola dopo. Condivido la modifica del voto di scambio politico-mafioso, ma facciamola dopo. Ma perché sempre dopo? Ma fatele ora le cose, se le volete fare. E quando ne approfittate?
Stiamo discutendo da anni di intervenire contro la corruzione e ci dite: condivido, ma facciamolo dopo. Voi non volete contrastare la corruzione, perché siete amici degli amici dei corrotti. Questa è la verità. Siete amici degli amici dei corrotti. Diversamente, non avreste respinto tutte le nostre sollecitazioni, tutti i nostri emendamenti.
Ministro Severino, lei non è presente in Aula, ma le potranno riferire: ritiri tutte le modifiche, votiamo il pessimo testo della Camera; noi ritireremo i nostri emendamenti, vi daremo anche la fiducia, tanto dobbiamo metterci mano a ciò che i tecnici hanno fatto, per rimediare ai loro guasti, ma almeno chiudiamo questa partita portando a casa l’incandidabilità.
Ma se lei con i suoi ritocchini riporta questo provvedimento alla Camera, non vuole neanche l’incandidabilità. È inutile allora che accolga il nostro ordine del giorno, con il quale impegniamo il Governo a fare il provvedimento entro un mese, se sta lavorando per non farlo, questo provvedimento, perché sta lavorando per cambiare questo disegno di legge, per riportarlo all’esame della Camera dei deputati e perdere quindi altro tempo.
Vi avevamo chiesto, per rispetto del Senato, che ha approvato all’unanimità la relazione sulla materia, di inserire tra le attività a rischio di infiltrazione mafiosa il settore del gioco e delle scommesse. Il Governo, però, ha detto no, mancando di rispetto a quest’Aula, la quale all’unanimità ha individuato nel settore del gioco e delle scommesse un ambito ad infiltrazione mafiosa. Per quale motivo lo ha fatto?
Il Governo ha detto no a queste minime richieste. Per quale motivo?
LAURO (PdL). Le lobby delle concessionarie.
LI GOTTI (IdV). Ah, ecco, per le lobby delle concessionarie. Come siamo d’accordo, senatore Lauro. Sono le lobby che vincono sempre alle spalle dei poveri disgraziati, costretti a giocare, nella speranza di un futuro, in un momento di crisi economica.
Noi, come Aula del Senato, che all’unanimità ha condiviso un documento, volevamo segnalare questo pericolo. Ma il Governo ha detto no, ha detto no a tutto, se non al pennacchio di dire: oggi, dopo 22 anni, porto a casa la mia dottrina minoritaria, e cambia la concussione. Ma per favore!
Se il Ministro con un suo emendamento cancella i pessimi ritocchini che ha fatto a questo disegno di legge, votiamo anche la fiducia, ritiriamo i nostri emendamenti ed entro domani il provvedimento sarà legge. In ogni caso, questo o quello della Camera sono testi pessimi, e dovremo comunque cambiarli. Almeno, però, può diventare legge e potremo dire all’Europa che l’Italia ha una nuova legge contro la corruzione. Sappiamo che non è vero, ma potremo sventolare questa bandiera.
Siamo disponibili a votare la fiducia e a ritirare i nostri emendamenti, se c’è però un atto di umiltà da parte Governo. Sottosegretario Mazzamuto, la ringrazio per la sua attenzione, ma riferisca al Ministro le nostre osservazioni.