Perché il Governo non vuole introduzione reato di autoriciclaggio?

12 Ottobre 2012 in Appunti

12 ottobre 2012

Martedì riproporrò l’introduzione nel disegno di legge anticorruzione, del reato di autoriciclaggio. Il Ministro Severino, martedì scorso ha detto no.
Io insisto. Non vale dire che serve far presto. Si sa che il provvedimento dovrà tornare alla Camera. Perché non arricchirlo del reato di cui il paese ha bisogno? A parole lo vogliono tutti ma, nei fatti, non lo consentono. Ci riprovo. Voglio sapere il perché del NO.


IL GOVERNO VOLTA LE SPALLE ALLA RICHIESTA DI INTRODURRE IL REATO DI AUTORICICLAGGIO. PERCHÈ QUESTA AVVERSIONE? LA STORIA COMINCIA CIRCA QUATTRO ANNI FA. VE LA RACCONTO.  

 
Ripropongo, per chi volesse saperne, quanto ho già scritto sullo stato dell’arte.
L’art.648 bis  (riciclaggio)  del codice penale,  detta:

<<Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo; ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni,  in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa,  è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da 1.032 euro a 15.493 euro>>.

Faccio un esempio.

Tizio commette il reato di bancarotta fraudolenta, svuotando la propria società di tutti i beni. Viene condannato per bancarotta. Ma dei beni (denaro ed altro), non vi è traccia. Poi,  si scopre che Caio ha trasferito i beni della società di Tizio, oltre a tentare di farne perdere le tracce. Caio commette così il reato di riciclaggio. Se la stessa operazione di trasferimento, di occoltamento, di tentativi e manovre per impedire l’identificazione dei beni sottratti, la compie Tizio, ossia il bancarottiere, non commette, però, il reato di riciclaggio. Infatti,  questo sarebbe l’autoriciclaggio.  Ma questo reato non esiste in Italia.

Questo reato esiste in tutto il mondo occidentale.

A livello internazionale,  arrivano sollecitazioni,  da anni,  all’Italia,  perché si adegui.  Lo chiedono,  in Italia,  la Banca d’Italia,  la Procura Nazionale Antimafia,  la Guardia di Finanza.
La mancanza di questo reato,  impedisce di “inseguire” i beni frutto di attività illecita,  impedisce la confisca per equivalente (ossia di beni equivalenti per valore,  a quelli sottratti).

Insomma, un mafioso trafficante,  può essere punito per i traffici illeciti ma,  se investe il denaro, frutto dell’illecito,  per aprire una attività apparentemente lecita  (ad esempio un supermercato),  non si può avviare una attività di indagine per riciclaggio,  perché non esiste, nel nostro ordinamento,  il reato di autoriciclaggio.
E’ difficile introdurre questo reato?  No, è facilissimo.
E’ sufficiente togliere dall’articolo che ho,  all’inizio riprodotto,  il primo inciso,  ossia: “Fuori dei casi di concorso nel reato”,  ed è fatta.
Provate a leggere l’art.648 bis,  senza quella frase iniziale,  ed ecco il reato di autoriciclaggio.

Il mio disegno di legge risale al giugno 2008.   Il Senato  (anche con il voto del PD,  che si fidò,  salvo dopo ravvedersi),  votò per la “riflessione” e stralciò.  Da allora,  non sono piu riuscito a portarla in aula.  Giace in commissione e sono oltre 3 anni che riflettono.

Quando,  in Commissione Antimafia, venne la Presidente di Confindustria,  Emma Mercegaglia,  le chiesi la ragione della ostilità di Confindustria per il nuovo reato.  Mi rispose che la questione non era stata approfondita e assicurò una adeguata riflessione.  Anche Confindustria riflette dal 2010.

E’ del tutto evidente che il reato di autoriciclaggio,  non è “gradito”.   Si stratta di interessi sporchi.

Si vuole il paese moderno,  ma quando si tratta di adeguarlo al resto del mondo occidentale,  noi siamo “tradizionalisti”.

Il numero del disegno di legge è 733 B Atto Senato.  Se lo è intestato il Governo,  per tenerselo stretto,  stretto.

ORA ME LO SONO RIPRESO E RIPRESENTATO COME EMENDAMENTO. DIRANNO NO?
VEDREMO. VOI POTRETE GIUDICARE.