Rispettare la legge, applicandola rigorosamente. Criminalità, Tribunali e padrini della disinfomazione.
Luglio 8, 2012 in Appunti
Nella delicata riforma della geografia giudiziaria, c’è l’insidia della disinformazione. Non aiuta, per nulla. La politica deve fare un lavoro di recupero dell’oggettività, nell’interesse dei cittadini. Per portare un aiuto concreto ad una riforma, condivisa da anni, serve serietà e concretezza. Negativo è il campanilismo e negative sono le approssimazioni giornalistiche, spesso alla ricerca della nota di colore, trascurando le molte altre cose. Purtroppo, ormai, nel nostro paese, esistono i guru della cosidetta informazione, saccenti e refrattari all’approfondimento. Campano di genericità, sommarietà, corrosività. Raramente informano. Serve tenerne conto, perchè fanno opinione.
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Sopprimere uffici giudiziari , è segnale di uno Stato che arretra in terra contaminata da mafia. La legge impone valutazione impatto. Il Ministero si distrae ma ammette d’essere disposto a correttivi seri.
È antica storia che le mafie abbiano esercitato (ed esercitano) sul territorio, un potere alternativo allo Stato. Come per una legge della fisica, il vuoto non esiste e, quando si crea, viene subito colmato. Lo Stato lontano dalla realtà territoriale, lascia spazio alle organizzazioni criminali e ai padrini. Ora, la nuova geografia giudiziaria che il Governo, deve attuare, contempla la soppressione di uffici giudiziari, ricorrendo a criteri dettati dalla legge delega. Uno dei criteri pù importanti è quello della verifica del “tasso di impatto della criminalità organizzata“. E’ del tutto ovvio che tale criterio, è stato inserito dal parlamento, per richiamare l’importanza di tali realtà oltre i criteri numerici oggettivi. Se valessero, infatti, solo i citeri oggettivi, non ci sarebbe stato il suddetto richiamo e ciò che esso significa. Essendosi, peraltro compreso che il Governo aveva qualche incertezza sulla portata e sull’applicazione del criterio, lo scorso 4 luglio, tutti i gruppi parlamentari hanno presentato in Senato un ordine del giorno che il Governo ha accolto come impegno. C’è scritto: << impegna il Governo nel momento in cui emette lo schema di decreto legislativo riguardante la riorganizzazione e revisione delle circoscrizioni giudiziarie, a produrre una puntuale e motivata attuazione della legge 148/2011 nel rispetto della lettera e dello spirito dei criteri da intendersi tutti vincolanti e complementari>>. Il Ministero della Giustizia, deve cioè motivare, dicendo che la mafia non esiste in alcune realtà territotiali e che, quindi, nessun impatto negativo avrebbe la soppressione di un Tribunale. Certamente, non è autorizzato ad affermare che sì, la mafia c’è, ma che nessun impatto negativo avrebbe sul territorio è, quindi, nessuna conseguenza avrebbe l’arretramento della presenza dello Stato, con la soppressione di un edificio con scritto: Palazzo di Giustizia. Non è compito dell’Esecutivo, accertare (così come peraltro chiarito in delega)l’esistenza della criminalità organizzata sul territorio ma, solo quello di fotografare una realtà che veda l’impatto della stessa sul territorio. Nel sud, con alta presenza criminale, lo Stato ha il dovere di valutare, cosa possa significare, la chiusura di un Tribunale e se ciò non determini una espansione del potere criminale. Lo Stato che arretra, chiudendo gli uffici giudiziari, è uno Stato che rinunzia ai presidi di legalitá. Non possiamo sottovalutare questo pericolosissimo effetto e questo è la lettera e lo spirito dei criteri della legge delega. All’apparente risparmio, seguirà un inevitabile aumento del costo sociale e del cosiddetto zavorramento mafioso, ossia la contrazione del Pil per effetto del condizionamento del crimine (stimato attualmente intorno ad una decrescita del 3%). Lungimiranza, impone che lo Stato, nelle regioni ad alto tasso criminale, aumenti la sua presenza, anche in termini di efficienza, facendo funzionare gli uffici e non sopprimendoli. Le scelte scellerate di oggi, le pagheremo con gli interessi domani. |