Partiamo da Eugenio Scalfari: “Sul caso Mancino, Napolitano ha fatto nient’altro che esercitare i suoi poteri e doveri”.
Poi sono seguiti altri opinionisti, alcuni ministri, il vicepresidente del CSM, molti leader politici: tutti battendo sullo stesso concetto.
Infine, la reazione stizzita del Presidente Napolitano, che parla di una campagna costruita sul nulla, di interpretazioni tendenziose e arbitrarie.
Vediamo questo nulla. Tutti sono in grado di valutare, basta però offrire la materia corretta da valutare.
1. E’ pacifico che Nicola Mancino avesse riferito, sul punto della trattativa stato-cosa nostra, cose diverse e opposte da quelle riferite da altro ex ministro, Claudio Martelli. In particolare, Martelli aveva detto ai magistrati, d’essersi lamentato con Mancino, per l’iniziativa avviata dal Ros con il contatto con Vito Ciancimino (nel 1992), iniziando una sorta di “trattativa”. Mancino, aveva detto che ciò non era vero, asserendo di non aver mai saputo nulla di trattativa e di iniziative del Ros, di non aver mai ricevuto le lagnanze da Martelli.
2. Nell’ambito del processo che si celebra a Palermo a carico del generale Mario Mori, ex capo del Ros, proprio sulla questione della “trattativa”, i pubblici ministeri hanno chiesto al Tribunale il confronto in aula tra Mancino e Martelli.
3. Questo fatto, ha messo in agitazione Mancino e sono così cominciate le sue telefonate al Quirinale per trovare una strada per evitare il faccia a faccia con Martelli. Nelle conversazioni si scrutano, con il consigliere giuridico del Presidente Napolitano, le possibili iniziative da assumere allo scopo suddetto, concludendosi:
a) non fattibile una pressione diretta sul Tribunale perchè non accogliesse la richiesta dei pubblici ministeri del faccia a faccia Mancino-Martelli;
b) improduttiva una iniziativa sul Procuratore della Repubblica nè direttamente sul Procuratore Nazionale Antimafia, in considerazione dell’autonomia, in sede dibattimentale, dell’attività dei sostituti procuratori che avevano già fatto la richiesta del faccia a faccia, nonche di una certa riottosità del Procuratore Nazionale Antimafia, per questo tipo di interventi.
c) si è scelta, allora, la strada della lettera al Procuratore Generale della Cassazione, con lui concordando il testo della lettera (il consigliere giuridico del Quirinale, dice, per l’appunto, che il Procuratore Generale della Cassazione così sì sarebbe sentito più “forte” nei successivi passi).
Ebbene. Vediamo, i poteri del Procuratore Nazionale Antimafia (art.371 bis del codice di procedura):
<<Il procuratore nazionale antimafia esercita funzioni di impulso nei confronti dei procuratori distrettuali al fine di rendere effettivo il coordinamento dell’attività di indagine>>.
Vediamo, ora, i poteri del Procuratore Generale della Cassazione (art.104 decreto legislativo 159/2011):
<<Il procuratore generale presso la Corte di Cassazione esercita la sorveglianza sul procuratore nazionale antimafia e sulla relativa Direzione Nazionale>>.
Ebbene, le attività di INDAGINE, sono cosa diversa e distinta dall’attività in DIBATTIMENTO, ossia della richiesta di una prova, nel caso specifico un faccia a faccia dinanzi al Tribunale, in pubblica udienza.
Insomma Mancino voleva evitare il faccia a faccia in dibattimento con Martelli.
Al Procuratore Generale della Cassazione si è scritta, quindi, una lettera con questo contenuto (il 4 aprile 2012):
<<Il Capo dello Stato auspica che possano essere prontamente adottate iniziative che assicurino la conformità di indirizzo delle procedure (…) e ciò specie al fine di dissipare le perplessità che derivano dalla percezione di gestioni non unitarie delle indagini collegate>>.
All’evidenza tra la richiesta di Mancino e il contenuto della lettera non c’è un collegamento: dibattimento con il confronto nel primo caso, la gestione unitaria delle “indagine collegate” nel secondo caso. Eppure la lettera doveva servire proprio a risolvere il problema che creava ansia a Mancino.
Insomma, ieri qualcuno ha scritto che è una lettera “curiale“, con stile tipico di chi dice A perche chi legge sa già che significa B, anzi per essere più “forte” per la soluzione del problema B, gradisce una lettera con contenuto A.
Questa è una patacca. Senza offese, ma anche senza offese per chi si limita a chiedere che la legge sia uguale per tutti e che esiste il dovere di chiarezza e rispetto per i cittadini.
Ieri, il Presidente Napolitano, ha detto di avere agito e agire con un solo scopo:
<<l’accertamento della verità sulle stragi più sanguinose della mafia>>.
Io credo che il Presidente Napolitano, voglia fortemente che sia accertata la verità e credo che sia assolutamente sincero quando evoca il sangue delle vittime dei massacri mafioso-terroristici.
Credo profondamente in questo. Ma non c’entra nulla con quello che è stato fatto nella storia appena ricapitolata.