Ipocrisia svelata. Art.18. Tutto per un avverbio. Un premio nobel alle menti giuridiche che hanno partorito il nuovo articolo
5 Aprile 2012 in Appunti
MONTI SVELA IL DISEGNO IPOCRITA: assicura Confindustria che il reintegro sara’ ipotesi rarissima e di improbabile applicazione. Certo, con il “manifestamente”, è così. Squallore indecente mentre alle banche si elargiscono favori, esentando le fondazioni bancarie da IMU.
Deve esserci una forma di latente sadismo in coloro che hanno scritto il nuovo art.18. Cercherò di tradurre l’essenza, estratta da un percorso argomentativo, fortemente involuto e contorto. Dopo il mio tentativo di offrirvi l’essenza, potrete giudicare il pastrocchio.
In queste settimane, siamo stati coinvolti nel contrastare la modifica con cui, poteva licenziarsi un lavoratore, assumendo l’esistenza del motivo economico (ossia legato alle esigenze di ridimensionamento di una azienda o alla necessità di mutare alcune figure professionali, non più essenziali al ciclo produttivo). La previsione che il giudice, anche accertando l’insussistenza del motivo economico del licenziamento, dovesse – senza altra alternativa – dichiarare la nullità del licenziamento e contestualmente risolvere il rapporto di lavoro, condannando però il datore di lavoro a risarcire il lavoratore, mandato a casa, era una contraddizione in termini. Nullo il licenziamento ma risolto il rapporto di lavoro. Era troppo ovvia la considerazione della possibilità di mascherare un licenziamento, anche per motivi discriminatori, con insussistenti motivi economici. Il Governo, ha presentato il disegno di legge, apparentemente cedendo alle ovvie suddette considerazioni. Ne è venuto fuori un testo perfido, escogitato malevolmente con paradossali acrobazie giuridiche. Non è serio, ciò che è stato fatto. Il Prof. Mario Monti, si dichiara orgoglioso della “storica riforma”. Vediamola allora, sul punto di aspro dibattito.
Mi limito, quindi, alla disciplina del licenziamento economico.
Serve, però, partire dal licenziamento disciplinare, ossia dal comma 4, poichè proprio il comma 4, verrà richiamato per il licenziamento con motivi insussistenti. Dice:
<<Il giudice, nelle ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del giustificato motivo soggettivo o della giusta causa addotti dal datore di lavoro, perchè il fatto contestato non sussiste o il lavoratore non lo ha commesso (…) , annulla il licenziamento e condanna il datore di lavoro alla reintegrazione nel posto di lavoro (…) e al pagamento di una indennità risarcitoria (…)>>.
Quindi, reintegro.
Tenendo presente il soprariportato comma 4, veniamo al comma 5:
<<Il giudice, nelle altre ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del giustificato motivo soggettivo o della giusta causa addotti dal datore di lavoro, dichiara risolto il rapporto di lavoro con effetto dalla data del licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un’indennità risarcitoria (…)>>.
Quindi, il licenziamento è ingiusto ma il rapporto di lavoro è dichiarato risolto, con indennità risarcitoria.
E veniamo al comma 7:
<<Il giudice applica la medesima disciplina di cui al quarto comma (reintegro) del presente articolo nell’ipotesi..(si tratta di due specifici casi). Può altresì applicare la predetta disciplina (ossia quella del comma 4 -reintegro-) nell’ipotesi in cui accerti la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo; nelle altre ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del predetto giustificato motivo, il giudice applica la disciplina di cui al quinto comma >> (ossia la dichiarazione di risoluzione del rapporto con indennità risarcitoria).
Insomma:
a) Se il licenziamento è motivato da motivi insussistenti e, tali motivi lo siano manifestamente, il giudice PUO’ ordinare la reintegrazione nel posto di lavoro.
b) Se il licenziamento è motivato da motivi insussistenti, ma l’insussistenza, non sia manifesta, il giudice DEVE dichiarare la risoluzione del rapporto di lavoro.
Ditemi come dovrebbe o potrebbe misurarsi o pesarsi, il “manifestamente”?
La vita, l’esistenza, la possibilità di dar da mangiare ai propri figli, mantenerli agli studi, pagare o meno un mutuo, dipende da un avverbio. Dal “manifestamente”, una persona saprà se potrà vivere di lavoro e sacrifici o di assistenza caritatevole.
Vi sembra che il futuro dell’Italia, possa seriamente ritenersi legato a questo indecente pastrocchio?
Pensate quanto sia paradossale il fatto che il Prof. Mario Monti, è stato nominato senatore a vita, per aver “manifestamente” illustrato la Patria, per i suoi alti meriti. Per un avverbio. Quello stesso avverbio, cui si lega la vita di un uomo con questa “storica” riforma.
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