CASTA PRIVILEGI IMBARAZZO
6 Gennaio 2012 in Appunti
La politica, dinanzi alle reiterate accuse d’essere casta, reagisce, di massima, in due modi.
A) Si allinea alle accuse, cercando, possibilmente di prendere la testa della contestazione ed apparire “simpatica” ed autofustigatrice.
B) Rifiutando l’accusa, sparando numeri a casaccio per contestare gli assunti “accusatori”.
Entrambe le reazioni, celano imbarazzo. Insomma, la politica si vergogna di se stessa ed è debolissima, consapevolmente afflitta da inferiorità.
E’ certo che, con un crescendo testardo, la politica abbia accumulato nel corso degli anni, molti demeriti, mostrando numerose sfaccettature di potere malsano, confidando eccessivamente nella esistenza della “cintura sanitaria” delle clientele.
Nel momento in cui, anche attraverso infelici leggi elettorali, cedono, gradualmente, le falangi clientelari, la politica è fuggiasca e tenta le strade impervie della sopravvivenza.
Non potrà farcela. E’ perdente, essendo in consapevole imbarazzo.
Personalmente, ho scelto di optare per la politica (avendo, per oltre 35 anni, fatto la libera professione, con impegno e gratificazioni buone), nel periodo peggiore. Sino al 2008, il mio impegno è stato collaterale alla politica, dopo numerosi anni di agnosticismo.
Io credo nella politica, essendo convinto che con essa cammini la democrazia. Senza di essa, c’è l’oligarchia e la dittatura, palese o strisciante.
Veniamo al dunque.
Insomma, ognuno di noi parlamentari, sa quale sia il suo trattamento economico, peraltro pubblico, essendo diffuso sul sito della Camera di appartenenza.
Si ritiene, perché questo è il problema, che i parlamentari italiani ( di cui faccio parte dal 2008) siano privilegiati a confronto dei parlamentari del resto d’Europa.
Io non sono, un giudice attendibile, avendo rinunziato, proprio per svolgere con impegno la mia opzione per la politica, alle maggiori gratificazioni economiche che mi provenivano dall’esercizio della libera professione.
Ma è mai possibile che un comitato di “saggi” (alcuni cattedratici), non sia in grado, pur nella diversità delle voci, di stabilire il “costo” del parlamentare dei sei/sette paesi presi in esame?
Se il nostro paese, ricorrendo ai “saggi” (con in testa il presidente dell’ISTAT), non è in grado di svolgere il “compitino”, mi verrebbe la tentazione di dire che “siamo con le pezze al sedere”.
Basta. Si adotti un sistema, ad esempio quello del parlamento europeo, e finiamola con questa perniciosa “melina”, indegna e ridicola.
Spero tanto che, nel resto del mondo, siano distratti e si limitino al rituale sarcastico del “sono i soliti italiani”.