Carceri e Giustizia

Dicembre 17, 2011 in Appunti

Il sopraffollamento carcerario è un fatto oggettivo, con un terzo di detenuti oltre la capienza consentita. Ma, attenzione: bisogna scongiurare norme criminogene.
Il sovraffollamento non è da paese civile. Il carcere è privazione della libertà, non sofferenza per condizioni igieniche, di spazio, di cura.

Scontiamo l’inefficienza dell’ex ministro Alfano: colui che, in tre anni e mezzo, ha annunciato 4 piani-carcere, senza realizzarne neanche uno.

Ora si propone di alleggerire il peso del sopraffollamento con la previsione di applicazione della detenzione domiciliare per le condanne definitive sino a 18 mesi o per la pena residua da scontare inferiore a 18 mesi. Questa soluzione,  porterebbe fuori dal carcere, 4000 detenuti.

Accanto a questa misura, il Governo interviene su quelle carcerazioni di durata brevissima. Invero, ogni anno, 21.000 arrestati, stanno in carcere meno di 3 giorni. Si tratta di persone che, arrestate, vengono rimesse in libertà dal giudice, all’udienza di convalida dell’arresto. In tale caso, si prevede di trattenere gli arrestati nelle caserme o commissariati, sino alla udienza di convalida. In tale udienza, il giudice deciderà se l’arrestato debba andare in carcere o rimesso in libertà.

Altre proposte, recepiscono quelle dell’IDV, avanzate sin dal 2008, con appositi disegni di legge.

La norma che merita molta attenzione, è quella dei domiciliari per pene sino ai 18 mesi.

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