Carceri: Li Gotti, il problema è una conseguenza della macchina giustizia che non funziona

21 Settembre 2011 in Sala stampa

[wdgpo_plusone]

 

(AGENPARL) – Roma, 21 set – “Il problema carcerario è una conseguenza della macchina giustizia che non funziona; né possiamo affrontarlo con provvedimenti tampone che non risolverebbero nulla. Ma le soluzioni ci sono”. Lo ha detto il capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione Giustizia al Senato, Luigi Li Gotti, che ha messo in evidenza le contraddizioni del nostro sistema carcerario nel suo intervento in aula dopo le comunicazioni del ministro Nitto Palma.

“Mi rendo altresì conto, signor Ministro, che un carcere non va soltanto costruito, ma richiede poi l’assunzione del personale che deve custodire: è questo è il problema. Il rapporto è di dieci detenuti per cinque unità di personale, tra polizia penitenziaria e personale amministrativo. Non basta dunque costruire.
Siamo al di sotto di 6.000 unità e ci sono istituti carcerari terminati, ma che non si aprono perché poi non si sa chi va a custodirli. Ogni anno vanno in pensione 1.000 unità. Anche considerate le persone che probabilmente verranno assunte con il prossimo concorso (1.200 posti previsti), il dato complessivo resta del tutto insufficiente. Vi sono istituti nuovi che noi proponiamo da tempo, che in questa legislatura dovevano essere portati avanti e che peraltro erano condivisi. Invece, abbiamo perso oltre 3 anni”.

Li Gotti ha infine denunciato l’anomalia dei braccialetti elettronici che “rimangono uno strano e misterioso argomento che peraltro è costato e continua a costare, fino a quest’anno perché dopo ci libereremo dal contratto, 110 milioni di euro in dieci anni, cioè 11 milioni di euro l’anno, incassati da Telecom, mentre pare che sia in funzione un solo braccialetto. Probabilmente – conclude Li Gotti – avremmo potuto costruire un paio di carceri, diciamo circa 4.000 posti di detenzione, con quanto abbiamo pagato per un solo braccialetto elettronico.”